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Birdman o l’imprevedibile virtù dell’egoismo?

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Due ore di film, un unico e continuo piano sequenza, colpo di genio o di egoismo di Iñárritu?Analizziamo la questione sotto due aspetti: tecnica e impatto visivo

Il piano sequenza è una delle cose più difficili da fare nel campo, si tratta di fare scene lunghe anche dieci (e passa) minuti senza mai premere stop, ci vuole una coordinazione perfetta tra attori e troupe, wikipeida-birdmanperché oltre ai movimenti dell’operatore video e degli attori anche tutti coloro dietro la camera come per esempio il fonico devono essere coordinati. Sicuramente è una tecnica che, se realizzata con successo, da molte soddisfazioni e dimostra una grande abilità; ma il punto che vorrei sottolineare è: c’era davvero bisogno di fare tutto ciò per Birdman?

Guardandolo con cognizione di causa e sapendo cosa stava avvenendo in quel momento al di là dei confini dello schermo la mia risposta seppur ovviamente soggettiva è: no. Secondo me una gestione così prolungata del piano sequenza ha un impatto visivo molto confusionario che sicuramente rispetta lo stato d’animo del protagonista ma per una storia profonda di lotta interna dell’attore questa metodologia di realizzazione fa perdere molto pathos.

La cosa bella del cinema però è anche questa, l’incredibile soggettività, una singola inquadratura può raccontare infinite storie, dipende chi la guarda.

Per questo vorrei rifarmi a voi, cosa ne pensate del film? Poteva essere gestito in altre maniere o questa trovata registica è azzeccata?

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